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Lo scorso 9 ottobre 2010 è stata inaugurata la casa di accoglienza “Federica Lo Presti” di Palermo per accogliere i malati con i loro familiari accompagnatori, provenienti da fuori provincia, in cura presso gli ospedali cittadini.
L’appartamento è stato concesso in comodato d’uso alla nostra Associazione dal Comune di Palermo (giusta confisca ex L.575/65) ed il nostro progetto ha comportato un intervento di ristrutturazione, adeguamento ed allestimento della struttura. La casa “Federica Lo Presti” può accogliere 6 persone in camere doppie con servizi privati. Gli ospiti hanno inoltre a disposizione un’ampia cucina, un salotto ed un locale lavanderia. I volontari dell’Associazione garantiscono una presenza quotidiana nella casa per condividere con gli ospiti il doloroso periodo della malattia.

Dopo la benedizione della casa, all’interno del vicino circolo del tennis si è tenuta la Conferenza Stampa che ha avuto una notevole partecipazione di pubblico e di autorità cittadine ed ospedaliere.
Gaetano Burgio, uno dei responsabili della nostra sede di Palermo, ha presentato l’iniziativa per dare poi la parola ad alcune delle autorità presenti, per un intervento di saluto.
Il presidente della provincia di Palermo, Giovanni Avanti, ha testimoniato come dalla scelta di assegnare a Cilla un bene confiscato alla mafia possano derivare ricadute positive sul territorio e come sia importante l’aiuto alle persone che giungono a Palermo per motivi sanitari.
L’assessore comunale Raul Russo ha parlato dei volontari spiegando “quanto sia importante che la società abbia un’anima, costituita proprio dagli uomini che incontrano altri uomini a partire dalla propria condizione, anche quella dolorosa costituita dalla malattia. Senza l’impegno dei volontari questa lodevole iniziativa finirebbe col perdere di efficacia e significato”.
Anche la dottoressa Agnello, dirigente del comune con delega ai beni confiscati, ha voluto ricordare le tappe più significative della vicenda e dell’impegno che le istituzioni vi anno profuso. “Nelle istituzioni lavorano persone, visi e non anonimi passacarte - ha specificato - che sanno prendere a cuore i bisogni più veri delle persone.”
Pippo Enea, già assessore al patrimonio del Comune di Palermo ha ripercorso l’iter burocratico per l’assegnazione del bene sottolineando l’importanza di un rapporto sinergico pubblico privato e della valorizzazione dei soggetti che presentano progetti validi e concreti.
Fra gli intervenuti anche il presidente di Compagnia delle Opere di Palermo, Francesco Castiglione e Salvatore Di Rosa, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Cervello-Villa Sofia che ha parla di Federica Lo Presti da medico e da amico di famiglia.
Al termine dei saluti Gaetano Burgo ha passato la parola a quelli che ha definito 3 testimoni dell’Opera dell’Associazione.

Significativo è stato l’intervento della mamma di Federica Lo Presti, Crocetta Di Marco che ha raccontato del dolore per la perdita della giovane figlia per una improvvisa malattia e come da questo avvenimento doloroso sia scaturita per lei e la sua famiglia una esperienza positiva. “Il Signore si serve di qualunque strada per farsi incontrare, anche del dolore. E questo è quello che è accaduto a me”.

La Responsabile della Casa di accoglienza, Mercedes Lo Verde, ha ripercorso questi anni di attività dell’Associazione dagli iniziali semplici rapporti con i molti Palermitani già ospitati in altre strutture dell’Associazione in Italia, fino alla ricerca di un immobile in cui realizzare una casa di accoglienza a Palermo.

Photogallery

     
     

Videogallery

Saluti delle autorità presenti - I parte
Saluti delle autorità presenti - II parte
Crocetta di Marco, mamma di Federica Lo Presti
Claudio Sandrini, Direttore Generale Associazione Cilla
Mercedes Lo Verde, responsabile casa "Federica Lo Presti"

Riportiamo di seguito l’intervento del Direttore Generale dell’Associazione Cilla, Claudio Sandrini

 
Desidero per prima cosa portarvi i saluti del mio amico Salvatore Albanese, il Presidente dell’Associazione Cilla che non è potuto essere qui oggi per un infortunio che sta impiegando più tempo del previsto a guarire.
Io vivo a Bologna e mentre venivo qui a Palermo ieri pensavo che un imprevisto, come banalmente è quello di essere da questa parte del microfono invece che lì in mezzo a voi, è sempre una grande occasione per fermarsi un attimo a pensare, di fare i conti con quel qualcosa che non torna, far fronte alle domande che irrimediabilmente emergono sul senso e sul significato delle cose che ci stanno accadendo.
Gli ospiti delle nostre case stanno tutti facendo i conti con un imprevisto che, in questo caso, è estremamente faticoso, doloroso, talvolta drammatico: la malattia propria o di un proprio caro.
Voglio darvi brevemente la dimensione numerica dell’Associazione Cilla: oggi siamo presenti in Italia con 25 strutture in cui ogni anno accogliamo più di 10.000 persone. Circa 6.000 sono le persone che incontriamo in quelli che chiamiamo Centri di Accoglienza, ovvero uffici/sportello all’interno di alcuni ospedali. Sono numeri di un certo rilievo che però non permettono di descrivere davvero quale sia l’esperienza viva, quotidiana degli amici di Palermo qui presenti e degli altri 400 amici che, in tutta Italia, sono impegnati nella nostra Associazione.
Noi amiamo definirci come un gruppo di amici all’opera, ovvero persone che si sono assunti liberamente e responsabilmente il compito di accogliere i malati e i loro familiari che si spostano dalla propria città di residenza per curarsi in ospedali ad alta specializzazione.
Amici all’opera e quest’opera non vogliamo farla da soli e sempre cerchiamo e chiediamo un rapporto con le pubbliche istituzioni e le aziende ospedaliere che approfitto per ringraziare di essere presenti così numerose qui oggi.
Il dott. Russo prima ha parlato di sussidiarietà e noi crediamo fermamente in un sistema sussidiario in cui siano riconosciuti, ove possibile sostenuti, quantomeno non ostacolati, i soggetti della società civile che, mossi da un ideale, fanno un tentativo serio per costruire una società più giusta e più umana: luoghi in cui le persone possano essere più felici.
Il desiderio di felicità è ciò che costituisce l’uomo: ciascuna cosa facciamo, la facciamo più o meno consapevolmente, nella ricerca di una risposta a questo nostro desiderio che ci costituisce.
La vera questione allora è come si può affrontare e fare i conti con quelle che appaiono come totali negazioni di questo desiderio: la malattia, la fatica, il dolore.
Noi riteniamo di essere estremamente fortunati perché abbiamo avuto ed abbiamo tantissimi esempi concreti di persone che ci testimoniano che il nostro desiderio di felicità ed una circostanza drammatica da affrontare non sono antitetici.
Penso innanzitutto a Rino Galeazzi, fondatore della nostra associazione e papà di Cilla, che ha saputo trasformare l’avvenimento doloroso della morte della figlia 15enne nella possibilità di bene per tante persone;
Penso a Don Giussani che, con la sua vita ed il suo metodo educativo, ci ha mostrato che questa strada è possibile e continua ad accompagnarci attraverso Don Carron, il suo successore alla guida del Movimento di Comunione e Liberazione.
Penso a Federica e all’esperienza della sua famiglia che c’è stata testimoniata poco fa.
Le testimonianze e gli esempi sono davvero tantissimi e questo è il nostro metodo operativo:
non accogliamo le persone perché sono malate, ma perché riconosciamo il fatto che qualunque uomo, qualsiasi sia la sua condizione, qualunque sia la circostanza che è costretto a vivere è per sua natura stessa un valore e vale per il suo rapporto col Mistero che lo fa.
Non accogliamo le persone per un dovere morale, per fare un gesto buono o per risolvere i loro problemi che non è certo nelle nostre capacità, che non è nelle nostre mani e che non dipende da noi, ma perché riconosciamo che il bisogno di chi incontriamo è lo stesso bisogno che abbiamo noi, che il loro destino è esattamente identico al nostro.
La gratuità, credo che Crocetta nel suo intervento l’abbia chiaramente testimoniato, è una delle esperienze più grandi che un uomo possa fare: ci si muove per dare qualcosa agli altri, per aiutare qualcuno e si scopre immediatamente che se ne riceve cento volte di più.
Noi offriamo una semplice compagnia alle persone, una semplice compagnia umana che vuole affermare che, con la carità di Cristo, la domanda di essere felici ha una possibilità di risposta anche dentro una circostanza dolorosa.
Ne nasce immediatamente una letizia che può essere originata soltanto dalla certezza che il dolore, la difficoltà, la malattia, perfino la morte non sono il giudizio definitivo, non sono l’ultima parola sull’uomo perché, questa è la nostra certezza, l’ultima parola spetta a Colui che è Origine e Destino della nostra vita.
Grazie